Il prossimo mese di marzo sarà molto impegnativo per la nostra Nazionale di calcio: si tornerà in campo con una delle sue rivali più ostiche ed evocative.
L’Italia guidata da mister Spalletti affronterà, infatti, la Germania di Musiala e Wirtz in due gare fondamentali (20 a Milano e 23 a Dortmund) per guadagnarsi il girone più agevole nella qualificazione ai Mondiali 2026.
Appena una settimana prima (13 marzo) verrà inaugurata la prima tappa ufficiale della mostra Un Secolo d’Azzurro, che si terrà, a Rimini, nel prestigioso Castello Sismondo fino all’8 giugno.
Per l’occasione abbiamo intervistato Sabrina Trombetti, Responsabile organizzativa di “Un Secolo d’Azzurro”, che ci ha svelato, in anteprima, alcune chicche in esposizione.
La mostra, patrocinata da Figc, Anci, Aic e Aiac, promossa dall’ Associazione S.Anna per lo Sport, è organizzata dalla società Blu & Blu.
Dopo oltre 50 tappe in Italia, riparte la mostra sulla storia della Nazionale.
Ci avete abituato a grandi sorprese: questa volta quali saranno le maggiori attrazioni in esposizione?
Non posso svelare tutti i nuovi cimeli. Come negli anni passati, la peculiarità della nostra rassegna è che in ogni tappa le casacche indossate, gli “strumenti da lavoro” e i memorabilia sono diversi di volta in volta.
Grazie al rapporto privilegiato con la Federcalcio, abbiamo la possibilità di poter esporre, sempre, le ultimissime magliette azzurre usate nelle partite ufficiali.
Non posso anticiparvi quali saranno i pezzi forte ma sicuramente uno di questi è la maglietta dell’esordio in Nazionale di Daniel Maldini, figlio del grande Paolo e nipote di Cesare.
Un cognome leggendario che unisce tutte le generazioni: dal nonno al nipotino.
Nelle scorse occasioni avete ospitato anche i cimeli di altri collezionisti: un modo per coinvolgere i migliaia di appassionati presenti in tutto il Paese?
Esattamente , abbiamo rapporti diretti con i maggiori Musei del calcio in Italia e all’Estero. Per la prima volta, a Rimini, esporremo in esclusiva le magliette dell’Nr Museum (lo storico marchio di abbigliamento sportivo ideato da Nicola Raccuglia) e del Museo Spinosi, l’ex calciatore di ROMA, Milan, Juventus e della Nazionale (oltre 200 casacche indossate dal 1970 ad oggi).
Un Secolo d’Azzurro diventa così un contenitore di storia e di cultura calcistica, della Nazionale e delle squadre di club italiane, a 360 gradi.
Una kermesse, anche di eventi legati al calcio e ai suoi valori?
Mai come oggi è fondamentale promuovere e istillare le virtù dello sport soprattutto alle nuove generazioni. Stiamo studiando, anche con il supporto del già costituito Comitato MBE Mediterraneo Blue Economy, un programma di incontri didattici e formativi, durante i tre mesi d’esposizione, per coinvolgere scuole e accademie di calcio insieme ai Campioni più amati che hanno vestito la maglia azzurra.
Sono sempre di più le donne che si interessano al calcio: anche lei ne è un esempio promuovendo, addirittura, una mostra sulle sue origini dal 1870 ad oggi: quale la responsabilità più grande ?
Innanzitutto, sono felice ed orgogliosa che le donne rivestano un ruolo sempre maggiore e di spicco in un mondo, che è prettamente maschile. Peraltro, avendo esordito in Parlamento come giornalista, mi sono da subito appassionata alla storia del football, ai suoi mille aneddoti e alle imprese che hanno scritto la vita del nostro Paese dalla sua Unità ad oggi.
La responsabilità maggiore è quella di trasmettere questa grande passione ed amore ai visitatori e, possibilmente, farlo ogni volta meglio e con più energia.
Perché il calcio è cultura da vivere e soprattutto condividere.
Redazione The Envoy