Imposte, magari fossero solo quelle delle finestre… invece questo participio passato femminile plurale nel costringerci a dedicargli quasi sette mesi dell’anno lavorativo vien vieppiù trasformandosi in una specie di mostro che distrugge chi deve dargli nutrimento e che spesso non è più in grado di dargli alcunché perché già gli ha divorato ogni risorsa.
Nascono così altri mostri giuridici ancor più famelici e dotati di ulteriori poteri impositivi sotto il nome di spese e somme aggiuntive effettuate magari sulla base di presunzioni altrettanto mostruose….qualche esempio? Studi di settore, cartelle pazze, criteri esattoriali da mano regia, tasi, attribuzione arbitraria di categoria da ingegneria fiscale .Questa condotta dissennata diventa così un importante componente di quel pacchetto di negatività che induce oramai in modo irreversibile a evitare gli investimenti produttivi nel nostro paese e si può dire anche a far fuggire chi per decenni ha costituito l’ossatura più robusta dei cosiddetti contribuenti. Così, all’aumentare costante del fabbisogno pubblico, il disavanzo è entropico, al diminuire della capacità contributiva, si finisce per inasprire, spesso subdolamente, non vi è bisogno di essere più espliciti, l’imposizione già consistentissima.
Vien da chiedersi se si potesse mettere un poco d’ordine e chiarezza evitando la dilagante sfiducia dei cittadini, trattati da sudditi, che sempre più, sfiduciati, si allontanano dalla cosa pubblica rifiutando sempre molto più spesso l’esercizio del voto o ricorrendo a quello cosiddetto, troppo spesso improduttivo, di protesta. Ultime consultazioni elettorali docent. Ovviamente economisti insigni , tributaristi di grande valore hanno affrontato il problema ma i risultati non sono stati entusiasmanti tanto da permettere con eccessiva frequenza che un quisque de Europa in qualsiasi momento ci rinfacci la qualifica di minipil e di maxispred. Vale allora ricordare quel che un dipendente pubblico tedesco, divenuto poi premio Nobel, asseriva: alcune cose sono ritenute impossibili ma poi arriva qualcuno che non lo sa e le realizza. Se allora si iniziasse col metter via il termine imposte sostituendolo con un più moderno contrattate, almeno per quanto riguarda il fabbisogno della dilagante finanza locale chissà se si potrebbe, specie in questo particolarissimo momento, aprire una fase collaborativa finalizzata al definitivo rilancio della nostra economia. Immediatamente si può pensare se questo sia possibile. Le recenti modifiche apportate al titolo V° della Costituzione e segnatamente il nuovo art.119, nel richiamarsi all’art.53 Cost., conferisce agli enti locali autonomia finanziaria di entrata ecc. L’art.117 Cost. conferisce a tali enti normazione concorrente nell’armonizzazione dei bilanci pubblici e nel coordinamento del sistema tributario. Infine il quart’ultimo comma del medesimo articolo conferisce amplissima potestà regolamentare nella disciplina delle funzioni attribuite. Ricordando brevemente il sancito della L.241\90 sui principi di buon andamento della P.A. dice che essi devono essere impostati su criteri di ragionevolezza, razionalità, coerenza, logicità ecc nonché e ancor più ad un criterio di discrezionalità tendente al soddisfacimento dell’interesse pubblico nel conseguimento del fine Chissà se in questa ottica le città metropolitane, i comuni attraverso i municipi, i comuni più piccoli attraverso gli uffici periferici potrebbero concordare la contribuzione del cittadino e delle imprese o gruppi di cittadini o imprese per un dato periodo di tempo, un quinquennio, attraverso la stipula di un contratto di diritto pubblico di tipo concessorio, con tutte le proprie garanzie a favore della P.A, non ultima l’obbligatorietà, in caso di inadempienza da parte del contraente-contribuente, dell’applicazione immediata dell’art. 700 CPC. nella ovvia successiva, difficilmente ipotizzabile, fase giudiziale. Molti costosi uffici della P.A. non avrebbero più alcuna ragion d’esser mettendo a lavorare produttivamente chi attualmente inventa fattispecie troppo spesso inesistenti per garantirsi la propria sopravvivenza o peggio ancora la carriera. Chissà se la percentuale di adempienza potrebbe presumibilmente essere elevatissima, nel rispetto del contribuente, quasi totale cosicché tale rispondenza tra il bilancio di previsione e quello consuntivo eviterebbe tutte le fastidiose manovre e manovrine accessorie e le forzature basate principalmente su sanzioni amministrative utilizzate barbaramente e che tanto irritano chi vi è sottoposto. Addio a mastodontiche organizzazioni di recupero,a bilanci
Utili solo per la propaganda del potere politico del momento ed a gran parte del contenzioso tributario con tutto il suo discutibile indotto.
Un ulteriore quesito si potrebbe porre sulla nostra maturità nell’aderire ad un modo di gestire la cosa pubblica da paese che è stato e potrebbe ancora essere il vero padre del diritto ma come si potrebbe negarlo? Gli Italiani non sono gentaglia ma vogliono essere capiti non dominati altrimenti gli scatta la furberia con tutte le sue conseguenze. Attualmente siamo in questa fase. Chissà se infine, ma non da ultimo, quanto su detto potrebbe nuovamente incrementare l’interesse ad investire nel nostro paese da parte di operatori esteri con quei benefici di cui abbiamo usufruito in altri tempi?
Guido Rossi Merighi