“MENO SPRECO PIÙ SOLIDARIETÀ”: INIZIATIVA COOP A FAVORE DELLA NUOVA LEGGE ANTISPRECO

ott-coop-menosprecoLo spreco alimentare è il tema affrontato il 20 Ottobre a Roma nell’incontro-dibattito voluto e organizzato da Ancc-Coop all’indomani dell’applicazione della nuova Legge antispreco, a cui hanno partecipato, tra gli altri, insieme al Presidente dell’Associazione Nazionale delle Cooperative di Consumatori Stefano Bassi l’on. Maria Chiara Gadda, promotrice e prima firmataria della nuova legge anti-spreco, membri di associazioni cattoliche e laiche destinatarie delle donazioni dell’invenduto (Caritas e Auser), Livia Salvini docente di diritto tributario alla Luiss in merito alle semplificazioni introdotte dalla nuova legge, e due esperti della materia come Rossano Ercolini coordinatore del Centro Ricerca Rifiuti Zero a Capannori in Toscana e vincitore del premio “Goldman Environmental Price 2013” considerato il Nobel dell’Ambiente e Matteo Guidi amministratore delegato di Last Minute Market.

Come si fa a prevenire lo spreco alimentare e quale impatto avrà la nuova legge per contrastare questo fenomeno nel prossimo futuro? queste alcune delle principali domande che hanno animato il dibattito di “Meno spreco più solidarietà” per ridurre e donare le eccedenze alimentari: primo non sprecare, secondo trasformare gli scarti in risorsa, per sostenere chi versa in difficoltà economiche. Con la crisi che continua a mordere, famiglie con minori, anziani e sempre più giovani in difficoltà, dice l’ultimo rapporto Caritas, ridurre e valorizzare gli avanzi è un imperativo e la nuova Legge 166/2016 contro lo spreco alimentare, in vigore dal 14 Settembre 2016, aiuta le imprese a donare e permette di donare ancora di più.

Sin dal 2003, con la prima Legge sulla donazione delle eccedenze alimentari, Coop aveva già riorganizzato le cessioni gratuite di rimanenze alimentari e lanciato il progetto nazionale “Buon fine” (che in ambito locale è stato chiamato anche “Brutti ma buoni” e “Spreco utile”). Tonnellate di alimenti non più vendibili si trasformano in pasti da distribuire agli indigenti. Ci sono i prodotti freschi rimasti invenduti a fine giornata, come la frutta e la verdura che rischiano di appassire, i latticini e la carne da consumare in tempi brevi. Tutti gli alimenti confezionati, come la pasta, i biscotti, le conserve, gli omogeneizzati prossimi alla scadenza e perciò ritirati dagli scaffali con qualche giorno di anticipo. E persino i cibi perfettamente integri, ma declassati da una confezione ammaccata, che il consumatore medio non acquista, una enorme mole di prodotti sistematicamente contabilizzati, riuniti in uno spazio dedicato e poi confezionati per essere consegnati alle Onlus, che li trasformano in pasti da servire a mensa o in pacchi alimentari.

La Legge del Buon Samaritano che tanto ha permesso di donare aveva però diversi limiti, ora superati da quella appena entrata in vigore. “Ci convince l’approccio – dice Stefano Bassi, presidente Coop – diversamente dalla legge francese, che obbliga a donare (pena sanzioni e persino reclusione), quella italiana aiuta le imprese a farlo, ampliando le tipologie dei prodotti e sostenendo le imprese”.

ott-menospreco2Il nuovo testo riduce la burocrazia per le imprese che vogliono donare, allarga la platea (includendo tutte le Associazioni di Volontariato, non più solo le Onlus, compresi i gattili e i canili), include tra gli alimenti donabili quelli che hanno superato il Tmc, il termine minimo di conservazione, che sulle etichette leggiamo come “da consumare preferibilmente entro…”. Un’indicazione di consumo diversa dalla scadenza (“da consumare entro”) e che non riguarda la sicurezza dell’alimento. Tutti cambiamenti normativi invocati dalle imprese e dal settore del volontariato, veri ispiratori della nuova legge. La deputata Gadda che l’ha promossa, raccogliendo un consenso trasversale, conferma: “Nei due anni di lavoro su questa legge, prima ancora di avviare quello parlamentare, c’è stato un ampio confronto con le associazioni delle imprese e del volontariato. Il risultato è stato mettere a sistema le esperienze virtuose esistenti, superando la burocrazia e gli ostacoli normativi. Con la vecchia legge già si recuperano 500mila tonnellate di alimenti ogni anno, ma resta un’eccedenza di 5,6 milioni di tonnellate. Ora si va a recuperare questo. In confronto alle altre normative contro lo spreco alimentare varate in Europa, la nuova legge italiana è l’unica che agisce lungo l’intera filiera e che è in connessione con il mondo del sociale. La nostra legge è una misura di contrasto della povertà, oltre che un provvedimento di natura ambientale”. Le fa eco Monica Tola, di Caritas Italiana: “Questa legge mette al centro il dono, non lo spreco. Rende più facile donare, e non è poco per chi come noi incontra tutti i giorni persone in condizioni di bisogno”.

Prevenire lo spreco e valorizzare le eccedenze deve essere uno sprint premiante per gli operatori del settore, senza contare i benefici per la collettività e per le persone in condizioni di bisogno, l’impresa che dona può recuperare l’Iva degli alimenti ceduti a titolo gratuito, ridurre la mole di rifiuti da processare (la legge inoltre rinvia ai Comuni la possibilità di ridurre la tariffa sui rifiuti a chi dona le eccedenze), condividere con i propri clienti la scelta etica, più efficace di tanti slogan in odore di greenwashing (finta sostenibilità). Ad esempio Coop a Maggio 2016 ha bruscamente eliminato l’olio di palma da tutti i suoi prodotti all’indomani del parere Efsa, che denunciava la presenza di contaminanti cancerogeni e i rischi correlati all’eccessivo consumo tra i giovanissimi, ha finanziato 30 progetti triennali di ricerca contro l’Alzheimer, ha modificato le capsule del caffè (nuova emergenza di rifiuto non riciclabile) facendole realizzare in materiale compostabile, come sostenuto da Rossano Ercolini, esperto ecologista, vincitore del Premio Goldman Enviromental, che ripete che “l’imballaggio non riciclabile è un errore di progettazione al quale tutti i produttori devono rimediare con un nuovo design”.

Lo spreco, anche alimentare, comincia già nei campi e negli stabilimenti di produzione, ma varia secondo una precisa geografia – dice Matteo Guidi, amministratore delegato di Last Minute Market, altro progetto sostenuto da Coop, che da 15 anni opera nel recupero a scopo solidaristico delle merci invendute – L’inizio e la fine della filiera sono i punti dove c’è più spreco. In Europa il 52% dello spreco avviene nelle case (100 milioni di tonnellate di cibo). Se si aggiunge la ristorazione, pubblica e privata, si arriva al 75-77% del totale. Invece nei paesi in via di sviluppo lo spreco maggiore si verifica nella fase della raccolta e della post raccolta. Ciò vuol dire che in Africa è più importante esportare tecnologia, in Europa è invece necessario informare. Da ricordare bene, infine, che ogni famiglia butta nel cassonetto dei rifiuti 350 Euro all’anno. Pur essendo gli Italiani tra i meno spreconi d’Europa, c’è chi compra troppo, chi fa la spesa una volta a settimana e perde il controllo della quantità di cibo necessaria, chi non sa come conservare gli alimenti (basterebbe leggere l’etichetta), c’è chi cucina troppo e poi getta gli avanzi nel secchio”. Questi i dati emersi durante il dibattito di “Meno spreco più solidarietà”: per ragioni diverse, ogni anno accanto a chi spreca sistematicamente c’è chi, per cultura o bisogno, non getta via neanche il pane raffermo. Sommando questi comportamenti individuali, ogni anno perdiamo 8,4 miliardi di Euro solo per lo spreco che avviene fra le mura domestiche. Più o meno la cifra che serve per realizzare gli oltre 3.500 interventi prioritari per rimediare al dissesto idrogeologico. Se si aggiungono gli avanzi di ristoranti, bar, mense, supermercati, negozi, e le quantità di cibo commestibile ma scartato da produttori e distributori perché invendibile, si calcola che ogni anno in Europa sono buttate via 88 milioni di tonnellate di cibo, per un valore di 143 miliardi di Euro. Gli Italiani si dimostrano sensibili allo spreco alimentare e producono meno chilogrammi di rifiuti procapite (164) Gli italiani quanto a chilogrammi di rifiuti procapite all’anno vanno meglio dei Paesi del Nord (dai 187 kg record della Svezia ai 184 della Norvegia fino a scendere ai 164 di casa nostra) e soprattutto mostrano una propensione a leggere etichette e dunque controllare date di scadenza: lo fa sempre il 67% degli italiani rispetto al 58 degli europei.

Infine l’incontro è stato coronato da un duetto finale fra la chef Cristina Bowerman da tempo attenta al sociale e lo storico dell’alimentazione Maurizio Sentieri sarà preludio a una sorta di “cena a spreco zero” con degustazioni di ricette curate dai ragazzi di Istituti Alberghieri di tutta Italia e incentrate sul riuso e riciclo di cibo a partire da specifiche tradizioni territoriali.

Roma, 31 Ottobre 2016

Marcello Grotta